BENI CULTURALI : NUOVI PARADIGMI DI FRUIZIONE

NUOVI PARADIGMI DI FRUIZIONE PER I BENI CULTURALI   

Prof. Nappi Michele

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Il viaggio che si intravede tra i beni culturali, archeologici e informatici interessa l’area archeologica di Moregine classificata tra le prime dieci aree archeologiche del Novecento.

La realizzazione della terza corsia del tratto dell’autostrada A3 tra i caselli di Castellamare di Stabia e Scafati ha consentito la riesplorazione in una località posta a circa 600 m a sud dell’antica Pompei.

La località, che porta il nome di Murecine, non era del tutto sconosciuta, poiché già negli anni ’80 del XIX secolo, grazie alle opere di bonifica dei Borboni, vi erano stati rinvenuti numerosi frammenti di edifici in rovina, molti resti umani, gioielli e monete.

Nel 1959, le operazioni di scavo che si effettuavano per la realizzazione degli impianti relativi al nuovo tratto autostradale, intercettarono le porzioni superiori di un edificio unico (per le sue caratteristiche architettoniche) nel contesto pompeiano e a contribuire ulteriormente a far crescere lo stupore di fronte alla nuova scoperta fu l’individuazione di alcune parti di ciclo pittorico di altissima qualità.

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Si ebbe anche il rinvenimento del cosiddetto “archivio dei Sulpicii”, un insieme di 125 documenti

commerciali e finanziari. L’indagine durò otto mesi da aprile a dicembre.

Come accaduto nel corso del 2000, l’ostacolo maggiore fu la presenza della falda acquifera che fece optare subito per il distacco della ricca decorazione pittorica e per il recupero di tutti i reperti.

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Lo scavo ripreso in anni recenti ha permesso di riportare in luce strutture archeologiche e materiali di grande interesse quali tavolette cerate con contratti registrati, elementi architettonici e decorativi in legno perfettamente conservati, un tesoro di argenterie di eccezionale qualità. L’edificio venuto alla luce è stato scavato finora per un terzo: tre sale da pranzo con splendidi affreschi e terme ancora in costruzione. Di particolare interesse la modalità di rinvenimento del tesoro di argenterie: in una latrina fu rinvenuta una gerla in vimini, che sembrava piena solo di terra dell’eruzione. Dalle radiografie si intravidero  invece dei corpi metallici che un microscavo attentissimo, ha consentito di portare alla luce facendo emergere pezzi d’argento; piatti, coppe di varia forma, un cucchiaino, due forme decorate a sbalzo con figurazioni d’animali .

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Il complesso architettonico, riportato alla luce, comprende due vasti edifici: una prima struttura caratterizzata da una serie di triclinia.

3 i triclini indagati, i cui affreschi staccati sono oggi esposti nella Palestra Grande.

Il triclinio A composto da tre pareti dipinte in cui sono rappresentate le Muse, divinità ispiratrici del canto, che presiedevano ai diversi generi poetici, alle arti, alle scienze e a tutte le attività intellettuali e la figura di Apollo.

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Il Triclinio B, con le rappresentazioni dei Dioscuri, (Castore e Polluce) su pareti decorate in colore nero.
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Il Triclinio C, con la personificazione di divinità fluviale (Sarno) in esso raffigurato,  su pareti rosse.

Il secondo edificio sembra essere un impianto termale, probabilmente non ancora ultimato al momento dell’eruzione del 79 d.C., realizzato in opera laterizia con ambienti dotati di absidi e nicchie.

Dopo circa quarant’ anni di oblio, un nuovo interesse ha coinvolto la zona della “villa” dei Sulpici.

Indubbiamente ciò costituisce un nuovo ambito di indagine che potrebbe contribuire alla acquisizione di una miglior conoscenza della stessa antica città di Pompei e di quello che le nuove dotazioni dell’ archeologia hanno permesso di definire come un vero e proprio “quartiere sul Sarno”.

Ritornando all’Edificio B, posizionato con due aperture verso Pompei e verso il porto fluviale,

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ci troviamo all’ingresso addirittura si pensa che fosse un ambiente per incontri promiscui trovandosi in una zona in prossimità di quella portuale.

Entriamo nella zona dei triclini finemente decorata con pitture del IV stile

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E guardiamo dalla stanza dei triclini verso Pompei , dell’ambiente abbiamo una ricostruzione virtuale attraverso tecnologie informatiche (wireframe + rendering)

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Dagli scavi condotti nell’ Hospitium si trovarono crani che da ricostruzioni virtuali attraversi i Punti di Nepero (craniometria) possiamo avere una forma univoca che li rappresentano.

A partire dal modello wireframe si procede con il rendering rivestendolo con una tessitura (shading texture mapping)

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RICOSTRUZIONE FACCIALE
RICOSTRUZIONE FACCIALE

RICOSTRUZIONE FACCIALE

Era un adulto di quasi trentacinque anni, quando assieme alla sua famiglia fu sorpreso dalla terribile eruzione che nel 79 d.C. sconvolse la fertile piana campana. E, nel tentativo di trovare scampo dai lapilli e dalla cenere bollente che il Vesuvio eruttava senza posa, cercò riparo tra le mura di quell’edificio, un albergo di proprietà dei fratelli Sulpicii, costruito sulla riva destra del fiume Sarno. Là, verso le otto del mattino di quel 25 agosto fu avvolto dalla nuvola infuocata (quasi 300 gradi centigradi), gonfia di cenere e gas velenosi. Morì in pochi istanti, assieme alla donna (forse la moglie) e ai tre ragazzi, quasi certamente i figli. 


Le sue fattezze e le caratteristiche somatiche le hanno riprodotte gli specialisti dell’Università di Salerno attraverso un protocollo scientifico che prevede una serie di operazioni succesive: telecranio, rilievo delle misure del teschio e analisi delle banche d’immagini riferite ai volti dell’epoca.

Sul cranio dell’uomo è stata scoperta una ferita dovuta a punta di lancia.
Secondo i radiologi, però, questa non sarebbe stata la causa della morte perché era già guarita (s’era formato il callo osseo) quando sopravvenne l’eruzione. Del volto è poi stata riprodotta la capigliatura, riferendosi al taglio dei capelli in voga all’epoca, e quant’altro potesse essere interessante, tenendo sempre conto delle somiglianze somatiche. Identica operazione è stata fatta per la scelta delle stoffe e per il colore dellatunica.

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Nel vicolo di Tesmo quattro fuggiaschi, perduta una lucerna, vengono abbattuti dalla violenta colata; tra di essi una donna con una bellissima collana di foglie di edera in lamina d’oro, di finissima fattura, due lapislazzuli e l’argenteria completa, col servizio da bere, le posate e il servizio da toeletta.

Nella caupona (una rivendita di bevande calde) di Silvius, composta di negozio con bancone ad angolo, sala interna e scala che porta al piano superiore, due individui si rifugiano di sopra con i loro averi: qui li coglie la morte.

Tra le tante storie di tragedie, amori e incontri clandestini, una delle più singolari sembra essere quella emersa dai recentissimi scavi di Moregine, una frazione di Pompei sul fiume Sarno dove era situato un porto fluviale. Qui vi erano diverse cauponae, luoghi di sosta o trattorie: qui sono stati trovati gli scheletri di due donne e tre fanciulli. Una delle donne, di circa 30 anni, portava alle braccia una coppia di splendidi bracciali d’oro; uno dei quali portava l’iscrizione Dominus ancillae suae: un dono d’amore per una schiava troppo bella o un riconoscimento per servigi sessuali? Non è dato saperlo, ma il bracciale con la sua dedica apre una serie di riflessioni sul rapporto padrone-serva, nell’ambito della prostituzione nel mondo romano.

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Attraverso la computerizzazione grafica possiamo ricostruire il volto della giovane donna:
Attraverso la computerizzazione grafica possiamo ricostruire il volto della giovane donna:

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La misura del femore ha consentito di trovare la sua altezza.

L’altra donna era la schiava della schiava, il cranio era africano: più tozza, più bassa, più anziana.

REALTA’ VIRTUALE E REALTA’ AUMENTATA.

I nuovi paradigmi di fruizione permettono di visitare il sito di Moregine attraverso una ricostruzione virtuale.

L’accesso alla Realtà Virtuale può avvenire tramite le tradizionali interfacce di comunicazione del computer (monitor, tastiera, mouse) oppure tramite dispositivi specifici che rendano l’esperienza dell’utente più coinvolgente “immergendolo” totalmente nell’ambiente virtuale. Tali dispositivi comprendono caschi con visori stereoscopici, speciali guanti chiamati “data glove” per interagire manualmente con le componenti tridimensionali, rilevatori di movimento come dispositivi di motion tracking o head tracking.

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L’interazione diretta con gli scenari, che avvenga ruotando un oggetto tridimensionale su un monitor tramite un mouse oppure manipolandolo in un ambiente immersivo, rende la Realtà Virtuale la tecnologia ideale per la comunicazione e la formazione. Il non limitarsi ad un filmato che, per quanto coinvolgente ed efficace, rimane comunque uno strumento da fruire “as is”, ma andare oltre interagendo con gli oggetti virtuali in tempo reale, conferisce una straordinaria efficacia allo strumento nei processi di comunicazione, specie se associati ad operazioni manuali o comunque legate ad oggetti fisici.
Con il termine Realtà Aumentata si intende la sovrapposizione di elementi virtuali generati dal computer alla percezione, non solo visiva, del mondo reale, ripresa attraverso una telecamera o attraverso speciali occhiali.

In realtà, esprimendo un concetto relativamente nuovo ed in costante evoluzione, non esiste una definizione univoca e chiara per i il termine “realtà aumentata”. In generale, la Realtà Aumentata (Augmented Reality o AR) è la rappresentazione di una realtà alterata in cui, alla normale realtà percepita attraverso i nostri sensi, vengono sovrapposte informazioni sensoriali artificiali/virtuali.

Il fruitore di applicazioni in Realtà Aumentata, quindi, vedrà, sovrapposti alla realtà, oggetti virtuali o filmati, sentirà suoni, percepirà sensazioni tattili o, addirittura, olfattive.

La differenza fondamentale fra Realtà Aumentata e Virtuale consiste nel concetto di simulazione utilizzato. La realtà virtuale ci induce tramite un sistema più o meno immersivo a pensare di vivere una certa realtà ingannando i nostri sensi; tale realtà è completamente generata dal computer. La realtà aumentata, differentemente, aggiunge livelli informativi di varia natura a ciò che i nostri sensi percepiscono. In poche parole si tratta di un potenziamento percettivo, basato principalmente sulla generazione di contenuti virtuali da parte di un computer e dalla loro sovrapposizione con la realtà. E’ importante puntualizzare che queste integrazioni non sono circoscritte ai dati visivi ma possono comprendere, se la tecnologia lo consente, dati olfattivi, uditivi e perfino tattili.

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Già la nostra visione è stereoscopica (perché è in 3D).

Già a partire dall’800 si potevano vedere in 3D oggetti in 2D.

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All’epoca il dispositivo costava molti milioni e se lo potevano permettere pochi (come si evince dalla pittura dove si vedono alcune dame che ne fanno uso).

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