11-6-2014 diario di una mattina alla villa “B” con il team del Prof. John Clarke

OplontisPageFt_384x230_69Una mattina alla villa B

Oggi, 11-6-2014 , è stato per me un giorno speciale. Chi mi conosce sa della mia passione per l’archeologia e poter tornare, dopo tanto tempo, nella “villa B” mi ha entusiasmato moltissimo. Faccio parte da anni dell’Archeoclub e profittando dell’invito di Vincenzo Marasco, socio del Centro Studi Nicolò d’Alagno e anche lui appassionato di archeologia, insieme con Mariolina, anche lei socia dell’Archeoclub e mia carissima amica, alle 11 ero davanti al cancello della villa B. Siamo entrate e siamo state accolte da una gentile signora che ci ha invitate a sedere in attesa dell’arrivo di Vincenzo che ci ha raggiunto dopo pochi minuti e ci ha fatto strada spiegandoci ciò che stavano facendo gli archeologi al lavoro nel sito. Così abbiamo potuto vedere con i nostri occhi il lavoro che i colleghi del professor John Clarke, da anni appassionato studioso dei reperti della villa di Poppea e della villa di Lucius Crassius Tertius, svolgono quotidianamente. Ci sono professori anziani e giovani che scavano, puliscono, catalogano reperti che vengono fuori dal terreno setacciato con cura ed ognuno di loro ha il suo particolare campo di studio , così c’è l’esperta in ceramica, l’esperta in marmi, l’architetto, il geologo e così via. Vincenzo ci ha mostrato i tre saggi di scavo che stanno effettuando ed anche i resti di un’antica cisterna con le pareti ancora impermeabilizzate. Nelle stanze che contornano l’antico cortile dove sono ammassate le anfore per il vivo e per l’olio ci sono decine di cassette piene di frammenti di anfore, di ossa di animali, bottoni di bronzo, chiodi di ferro in attesa di essere ripuliti e catalogati. Per me è stato entusiasmante e non posso nascondere di aver provato un grande desiderio di far parte di quella squadra di persone tutte unite dallo stesso amore per la conoscenza di un passato da riscoprire. Era bello vedere chi con un pennello, con grande delicatezza, ripuliva un frammento di affresco, un altro che con una piccola zappa toglieva la terra accumulatasi nel tempo su un antico canale, altri ancora che lavavano i resti di antiche anfore. Siamo poi passati davanti alle botteghe anch’esse stipate di cassette piene di reperti. Nell’ultima bottega ho rivisto il gruppo di scheletri davanti ai quali provo sempre un misto di pietà e rispetto, ma quello che mi emoziona di più è lo scheletro di un antico bambino. Non posso fare a meno di pensare a questo bimbo di 2.000 anni fa che trovò rifugio in un angolo di questa bottega che è diventata la sua ultima dimora. Però bando alle emozioni e speriamo di poter tornare ancora nella villa B per nuove scoperte.